La chiesa di Ardore

Era il 1991, era di novembre quando in otto persone prendevamo in affitto un piccolo locale di 30 mq per farci un luogo dedicato a Dio, una chiesa ad Ardore, il nostro paese.

Avevamo conosciuto la verità di Dio, la Sua grazia e il Suo amore da qualche anno e in quel poco tempo di fede avevamo sperimentato tanto: la bellezza, grandezza e infallibilità del nostro signore Gesù, ma anche le fragilità degli uomini. Avevamo gioito per le vittorie e pianto per i momenti meno belli, ma sempre, sempre Dio aveva tramutato il nostro pianto in danza come ci ricorda un salmo di Davide.

Volevamo coltivare e trasmettere quello che avevamo ricevuto, capito e vissuto ai nostri cari, ai nostri vicini di casa, volevamo costruire qualcosa per dare gloria a Gesù cominciando da vicino. Ma era un pensiero da parte di Dio? O solo un nostro desiderio? D’altronde eravamo pochi, giovani, non sapevamo da dove iniziare..anzi sì, sapevamo da dove: dalla preghiera. Organizzammo riunioni di preghiera nelle case, cominciammo dalle nostre e invitavamo i vicini e i parenti, poi ci spostammo nelle case popolari che presto diventarono troppo piccole e passammo nelle loro coorti. La gente veniva, era assetata della Parola di Dio e lo Spirito Santo era una realtà tangibile, si muoveva, piegava le ginocchia, parlava ai cuori rotti, fasciava ferite, liberava, guariva…cantavamo a Lui, leggevamo la Sua Parola e pregavamo sapendo che il Suo braccio non s’è mai accorciato e la Sua grazia è salvezza per chi va a Lui.

Se poco dopo che aprimmo la chiesa in quella stanza in via Alcide De Gasperi, trovammo il modo di allargare il luogo del culto perché cominciavamo a crescere, nel 1993 dovemmo nuovamente attrezzarci per un locale più grande. Ci trasferimmo in quello che prima era un piccolo market con all’interno una macelleria di 150mq. Mettemmo il nostro lavoro, tempo e risparmi per renderla all’altezza di quel che avrebbe ospitato: era diventata accogliente, con tende e colori e fiori. Avrebbe dovuto trasmettere la sensazione di “casa”. Quello era per noi e “famiglia” erano tutti quelli che come noi avevano creduto in Gesù. Nel frattempo eravamo in settanta.

Nello stesso anno affittammo un piccolo locale anche nel paese limitrofo in cui facevamo un culto infrasettimanale. E curavamo una nascente comunità cristiana a Rossano.

Non fu facile. Per niente. Ma a guardarci indietro ci chiediamo: come siamo arrivati fin qui? Solo per la grazia e l’aiuto di Dio.

L’ardore e lo zelo che avevamo dentro erano instancabili: andavamo davanti agli ospedali, per le piazze, davanti al carcere coi megafoni e cantavamo e gridavamo di come Gesù aveva dato la Sua vita per chiunque crede in Lui, di come avesse dimenticato per sempre il nostro peccato e ci avesse regalato la salvezza dell’anima e la liberazione dalla morte.

Siamo stati giudicati, calunniati, presi in giro, ritenuti pazzi. E forse lo eravamo. Ma per Dio. E non ci importava niente perché sapevamo che quello che stavamo urlando era più forte e potente di qualsiasi pensiero umano, sapevamo che era verità che libera, che guarisce e soprattutto che salva. Sapevamo che se foss’anche uno solo avrebbe accettato quelle parole, sarebbe stato salvato. Questa era la nostra speranza, questa era la nostra gioia perché un giorno qualcuno aveva gridato e ciascuno di noi avevamo ascoltato.

Anche nelle nostre famiglie non sempre abbiamo avuto momenti facili, ma Dio è stato fedele e negli anni ci ha mostrato e ci sta mostrando il compenso. Spesso non siamo stati all’altezza, ma Dio ci ha fatto vedere che Lui è all’altezza ed è Lui che porta avanti la Sua causa.

Era Lui che apriva le porte nelle direzioni che voleva che percorressimo: prima del 2000 il Comune cedette al Movimento Cristiano Bethel un terreno di 600 mq. Cosa avremmo dovuto fare di quel terreno?

Un giorno ebbi la risposta: guardavo un programma cristiano e in un momento il pastore che parlava mi additò, mi girai intorno pensando che fosse una mia immaginazione ma parlava proprio a me e sentivo chiare nel cuore oltre che nella mente e nelle orecchie quelle parole, mi rimbombavano dentro: “Il tempio si farà. E quando vi chiederanno come avete fatto, voi risponderete: è stata la bontà del Signore”.

Dopo circa 10 anni da quelle parole, abbiamo visto davanti ai nostri occhi la grazia del Signore. Era il 17 settembre del 2011 quando inauguravamo un luogo di culto che non era più un locale di fortuna, ma una chiesa vera e propria. La casa di Dio, “Bethel”. Centinaia sono venuti quel giorno, da ogni parte della Calabria, anche giornalisti e persone che qualche anno prima ci avevano parlato male alle spalle e curiosi e fratelli di altre chiese. Ne parliamo con orgoglio ma non del nostro lavoro o merito, siamo orgogliosi del nostro Dio che testimonia le Sue opere al di là di ogni cosa.

Non dipendevamo da gerarchie o associazioni che potessero sostenerci economicamente, non eravamo ricchi, non eravamo capaci, non eravamo muratori nè architetti, abbiamo anche sbagliato, ma eravamo disponibili a servirLo e ci fidavamo di Lui.

Era Lui che toccava i cuori in quei dieci anni: ci arrivavano offerte, che non avremmo mai creduto possibili e offerte piccole, ma costanti. Alcune famiglie investivano somme fisse e, spesso, importanti. Le sorelle si inventavano lavori di ricamo da vendere; a ogni riunione si metteva a lato un’offerta che valeva un caffè, ma che alla fine era diventato un investimento generoso. E ancora quanti regali da chi in chiesa nemmeno entrava, dai nostri parenti, amici o da persone che nemmeno conoscevamo. Vogliamo parlare dei fornitori di materiali? Quando capivano che si trattava di materiale impiegato nella costruzione di una chiesa abbassavano i prezzi, regalavano roba.

Come avremmo mai potuto pensare che non fosse la bontà del Signore?

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